Breakbeat: sincope e controtempo
Il breakbeat è un tempo sincopato, un “tempo rotto” cioè imprevedibile e insolito rispetto altri tipi di percussione
La batteria infatti, affidata a loop campionati dal funk, dal jazz e dall’ r & b, suona durante una pausa “break” della stessa, vale a dire che le note del basso hanno subito un’ interruzione volontaria del loro ritmo
L’ interruzione è ottenuta ponendo degli accenti ritmici dove solitamente mancano, tecnicamente parlando consiste nello spostamento degli accenti dal tempo forte a quello debole
Sono tempi forti tutte le note con battuta accentata mentre saranno deboli quelle che ne sono prive!
Di regola la prima battuta è sempre accentata e l’ accento mantiene il ritmo regolare
La sincope sposta l’ accento dai tempi forti a quelli deboli facendo perdere al ritmo la sua regolarità, lo spostamento effettuato però, suona ed enfatizza le pause…
Il suono verrà percepito come se fosse interrotto, in realtà, anche le pause sono musica e, metricamente parlando, la fisiologia del groove non risulta alterata in alcun modo
Inoltre un derivato della sincope, il controtempo, (detto anche in levare) rafforza ulteriormente il flusso ritmico poichè cade esattamente in mezzo a 2 tempi forti cioè nella pausa
Sincope e controtempo possono essere applicati a qualsiasi elemento eccezione fatta per la 1 battuta che è sempre accentata (una battuta deve necessariamente iniziare con un tempo forte)
Il primo breakbeat “moderno” è il singolo “Amen brother” dei The Winstons che esce nel 1969 e del quale è ripreso l’ Amen break, successivamente utilizzato nel disco “King of the Beats” dei Mantronix del 1985
Altri breakbeats famosi risalgono al 1970 con James Brown – “Funky drummer” e al 1972 con Lyn Collins – “Think (About It)”
Diversi anni più tardi, a partire da metà anni 90, si inizia a parlare anche di big beat riferendosi ai breakbeats campionati da artisti come The Prodigy, Fatboy Slim e The Chemical Brothers in linea con l’ edm del periodo
La fusione tra breakbeat ed elementi progressive house e trance, porta alla definizione del progressive break, una pausa ricca di pad, leads e riverberi che caratterizza produzioni per lo più strumentali
La voce è prevista raramente, ridotta per lo più a brevi campioni modificati con effetti
Con la diffusione dell’ acid house e della Roland TB-303 si diffonde naturalmente l’ acid break mentre l’ unione delle pause Hip Hop, freestyle e Miami bass degli anni 80 alle influenze house e techno degli anni 90 dà vita al Florida break o Funky break
Drum & Bass
Il ritmo sincopato e rapido della drum & bass nasce in Inghilterra nei primi anni 90 e, come suggerito dal nome, è incentrato su batteria e basso
La linea di basso è pesante e a bassa frequenza, è risaputo infatti che le basse frequenze inducano vibrazioni, le stesse che i produttori intendono far percepire in chi ascolta, questa è inoltre “lavorata” con diversi effetti tra cui compressione, distorsione, filtro, flanger, phaser ed equalizzazione
La batteria, dal canto suo, serve a rafforzare il basso, per questo i kick sono corti ma pieni
Batteria e basso possono essere meglio apprezzati immediatamente sotto il muro del sound system
Le melodie sono previste anche se spesso ridotte al minimo, la voce invece può cantare o rappare
Il breakbeat riceve influenze dal jazz, dal raggae, dal funk, dal soul e chiaramente dall’ hip hop e viene inoltre arricchito dalla presenza di loop campionati dalla musica classica
Il genere tra 160 e 180 bpm, è molto variegato e alterna drop ritmati ad altrettante pause e presto inizia ad essere annesso alla jungle dalla quale però sarà costretto a separarsi in seguito alle polemiche sulla criminalità durante i rave
Diviene mainstream tra il 1995 e il 97 e comincia ad essere suonato nelle radio commerciali e non più su quelle pirata
La fase di successo subisce purtroppo un arresto nel biennio 97/98 quando la drum & bass si divide tra i sottogeneri Uk garage, Techstep e Liquid funk, mancando quindi il sound tipicamente jungle dell’ origine, molti iniziano a credere nel totale declino delle produzioni
Alcuni degli artisti più apprezzati sono Dj Fresh, Rudimental, Pendulum, Noisia e Wilkinson
Dubstep
Restiamo in Inghliterra, precisamente a Londra
Qui intorno al 2002 la Uk garage e il raggae vengono elaborati in chiave dubstep, genere che eredita la sincope dalla drum & bass unitamente ai “bassi drop”
Il basso è definito Wub da “wobble” (oscillare) cioè ogni singola nota viene manipolata ritmicamente mediante oscillatore a bassa frequenza e anche in questo caso drop e pause si alternano nel corso della stesura
Inoltre è possibile che l’ escursione cromatica del basso venga spostata di un’ ottava intera o più e che qualche traccia invece manchi totalmente del basso
Il genere ha un range molto ampio, da 70/80 bpm a 180 e presenta un clap o un rullante inserito ogni seconda battuta, tonalità anche in minore e note dissonanti
Il primo disco dubstep è “Flat Beat” di Mr. Oizo che dal 1999 in poi spinge molti altri a produrre e suonare tracce dubstep come Skream, Benga, Kode 9, Digital Mystikz e Mary Anne Hobbs, prima dj donna del genere
Molto presto i live dubstep che avevano sempre un Mc, si spostano a New York, Seattle e Houston, passano da Barcelona e arrivano persino in Giappone, segno che la scena dubstep è in pieno fervore (specie nel 2007) e riesce a catturare anche l’ attenzione dei dj producer techno che iniziano a suonarla
La stessa Hobbs afferma che essendo la dubstep meno aggressiva e più meditativa della drum & bass, il pubblico femminile risponde meglio e sta aumentando la sua presenza agli eventi
L’influenza della dubstep si fa evidente nelle produzioni di molti artisti, ne è un esempio il singolo “Freakshow” di Britney Spears
Snoop Dogg invece, collabora con produttori dubstep per 3 tracce dell’ album di Rihanna – Rated
Nel 2009 anche il genere sincopato dubstep è mainstream e su Youtube viene aperto il canale UKF Dubstep, solo un anno dopo arriva a spopolare nelle classifiche pop grazie alla contaminazione
Nello stesso periodo anche Skrillex inizia ad essere apprezzato per il suo sound, la rivista musicale Rumore lo descrive come:
«Un suono che associa alla dubstep rumore ed energia in quantità, senza trascurare bassi estremi e contaminazioni con certa electro contemporanea»
In merito al suo successo e all’ interpretazione personale del genere si è espresso anche Skream, che dice: “Molte persone diranno semplicemente Dubstep uguale Skrillex, ma sinceramente non mi infastidisce, mi piace la musica che produce”
Merita menzione anche la talentuosissima Lindsey Stirling, artista che ha conquistato il mondo intero col suo sound contaminato da musica classica, hip hop, dubstep e shuffle
Nel 2012 il singolo Crystallize ottiene ben 42 milioni di visualizzazioni piazzandosi all’ ottava posizione nella classifica dei video più visti di Youtube
Và chiarito comunque che il sound di questi anni è soprannominato post – dubstep, termine che ingloba la bass music a circa 130 bpm mentre lo stile statunitense è soprannominato “brostep” con un’ accezione negativa
Nel 2016 in linea con quanto preannunciano le classifiche, la dubstep registra il suo declino in favore di generi come trap e pop
Trap
Nasce negli USA come derivato dell’ hip hop tra gli anni 90 e 2000
Dall’ inglese trapping = spacciare, deriva il termine “trap house”, riferito appunto agli appartamenti abbandonati di Atlanta dove si spacciava
I temi della vita di strada fanno quindi da contorno ai testi delle tracce:
√ Criminalità
√ Abuso di sostanze
√ Povertà
√ Violenza e difficoltà che l’ artista deve affrontare quotidianamente per riuscire ad emergere
La batteria è data dalla drum machine Roland TR-808, i kick sono pesanti, il basso distorto in pieno stile dub, gli hi-hat veloci in sedicesimi e con variazioni in trentaduesimi in alcuni punti, i bpm oscillano tra gli 80 e i 140; Le melodie rispecchiano fedelmente i temi sono perciò accattivanti, aggressive e ipnotiche
Nomi come Outkast, T.I, Gucci Mane, Lil Jon e Young Jeezy si tengono ancorati alle radici hip hop, solo intorno al 2010 la trap inizia a separarsene come nei brani di Lil Wayne, T-pain, Rick Ross e Nicki Minaj
In realtà, la trap si è costruita un’ identità propria solo negli ultimi anni, in concomitanza delle trasformazioni apportate dall’ EDM
La fase nota come EDM Trap inizia nel 2013 con il singolo di Baauer – Harlem shake, prima traccia trap a scalare le classifiche fino a raggiungere la 1 posizione della Billboard hot 100 seguita nello stesso anno dalla collaborazione tra Dj Snake e Lil Jon – Turn down for what; Subito dopo i successi di Party Favor, OT. Genasis, Razihel, Diskord e Gastly consacrano il genere
In Italia invece, la trap esplode nel 2016 come derivato del rap più che dell’hip hop
È un dettaglio da non trascurare dato che rapper come Fibra e J-Ax hanno fatto posto ai nomi più recenti di Gue Pequeno, Sfera Ebbasta e Ghali, scoperti da Charlie Charles che è il loro produttore sin dal 2014 quando, non ancora conosciuti, frequentavano regolarmente casa sua a Settimo Milanese
L’ ultimissima generazione trap vede invece personaggi come Young signorino e Dark Polo Gang che, a nostro dire, sono ben lontani dalle “origini”
Potremmo fare un cenno sulla vaghezza dei contenuti, il no sense e il trash, basterebbe ricordare il caso mediatico che Andrea Diprè alimentò intervistando Bello Figo, ma non è questo il punto… Spesso però ci interroghiamo sul valore della musica nell’ era contemporanea e sui messaggi in essa contenuti: basterà l’ autotune a riempire il vuoto?
© 2018 RIPRODUZIONE RISERVATA